Gae Aulenti (1927-2012) ha portato l’italian design ad alto livello. Questa bravissima artista, se così la possiamo definire, comincia la sua carriera da progettista in un momento di profonda evoluzione della cultura architettonica italiana.

Subito dopo la laurea al Politecnico di Milano (1953), si avvicina a due dei principali luoghi di elaborazione teorica sull’architettura dell’epoca: la rivista Casabella Continuità, diretta da Ernesto Nathan Rogers, con cui collabora tra il 1955 e il 1965, e lo IUAV – Istituto Universitario di Architettura di Venezia, dove lavora a partire dal 1960 come assistente di Giuseppe Samonà.

Gae Aulenti (1927-2012) comincia la sua carriera da progettista in un momento di profonda evoluzione della cultura architettonica italiana.

La Casabella di Rogers è in prima linea nel promuovere il superamento di una visione monolitica e forzosamente internazionalista del Movimento Moderno. Prendendo le distanze dai maestri della modernità, e soprattutto dai loro emuli, che ne hanno trasformato l’etica in stile. Rogers si rivolge alla storia e al contesto (le “preesistenze ambientali”) come i riferimenti indispensabili per il rinnovamento dell’architettura.

LE OPERE PIÙ FAMOSE DI GAE AULENTI

una visione alternativa sul design

Il più famoso tra i complementi d’arredo disegnati da Gae Aulenti è probabilmente la lampada Pipistrello (1965). Prodotta da Martinelli Luce, la lampada era nata come arredo site-specific per il negozio Olivetti di Parigi. Adriano Olivetti, per la quale Aulenti progetta anche lo showroom di Buenos Aires (1968), e Gianni Agnelli, di cui ristruttura l’appartamento milanese in Brera (1970), per poi diventare nei fatti l’architetto di famiglia, sono i due committenti fondamentali per il lancio della sua carriera, tra gli anni ’60 e ’70.

Nello stesso periodo, partecipa ad alcune grandi mostre, che la consacrano tra i protagonisti della sua epoca: la XIII Triennale di Milano (1964), dedicata al tempo libero e per la quale progetta (con Carlo Aymonino e altri) una parte di allestimento della sezione italiana, e la storica esposizione collettiva Italy The New Domestic Landscape, curata da Emilio Ambasz al MoMA di New York (1972).

LE OPERE PIÙ FAMOSE DI GAE AULENTI. QUALI SONO?

Tra genio e design

A partire dagli anni ’80, e nei decenni successivi, la carriera di Gae Aulenti è scandita da un lato dal disegno di alcuni prodotti poi diventati iconici (si pensi, tra tutti, al Tavolo con ruote del 1980), dall’altro da una sequenza di ristrutturazioni di edifici di grande pregio, quasi tutti a funzione museale.

Il Musée d’Orsay (1986), all’interno della stazione omonima di Parigi, è certamente uno dei suoi lavori più famosi. Il progetto è impostato sul dialogo tra l’antica volta a botte in ferro, dalla caratteristica trama a cassettoni floreali, e i volumi dei nuovi spazi espositivi, rivestiti in arenaria chiara che valorizza la luminosità dei dipinti impressionisti della collezione.

Risalgono alla stessa epoca l’allestimento del Musée National d’Art Moderne al Centre Pompidou di Parigi (1985), la ristrutturazione di Palazzo Grassi a Venezia (1986), sempre per gli Agnelli, e il progetto per il Museo National d’Art de Catalunya di Barcellona (1996).

Tra gli anni ’90 e 2000, mentre prosegue la sequenza dei musei (nel 1999 inaugurano le rinnovate Scuderie del Quirinale, a Roma), Gae Aulenti si cimenta sempre più spesso con edifici di nuova costruzione.

Tra le sue opere più famose troviamo: l’Istituto Italiano di Cultura a Tokyo (2005).

Con la progettazione di spazi pubblici, come: l’ingresso alla stazione di Santa Maria Novella di Firenze (1990), la piccola piazza San Giovanni a Gubbio (2005), e la risistemazione di Piazzale Cadorna a Milano (2000), con il rifacimento della stazione che vi si affaccia, con le sue molteplici pensiline, i pilastri rossi sovradimensionati, la grande fontana e la sorprendente scultura Ago, filo e nodo di Claes Oldenburg e Coosje van Bruggen, il piazzale milanese combina in un insieme coerente ed esuberante design, architettura, progettazione urbana ed arte. Amato, ma anche criticatissimo, rappresenta da molti punti di vista una sintesi e un punto di arrivo ideale (seppur non cronologico) della carriera di Aulenti.

MILANO PIAZZA GAE AULENTI

Una doverosa attribuzione

Per il momento “superquark” non si poteva non parlare della giusta titolazione della piazza del centro direzionale di Milano a GAE AULENTI.

Doverosa perché è un riconoscimento importante per una figura di tale importanza ed anche un modo per permettere ai più di scoprire una della menti più brillanti ed alternative del secolo scorso.

La piazza peraltro è anche un centro fecondo di incontri e vita essendo in un’area di Milano che incontra commercio, vita notturna e quotidianità. Una scelta ottima per omaggiare una delle figure che ha reso grande l’Italia nel mondo e nella storia.

Questo luogo di Milano è un omaggio a Gae Aulenti e alle sue opere più famose.

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